Michelangelo Buonarroti
Dio fluviale
1524-1527 circa
argilla cruda, sabbia di fiume, peli animali, fibre vegetali, legno, fil di ferro e rete metallica
65 x 40 x 70 cm
Casa Buonarroti, inv. Gallerie 1890, n. 1802
Questo pezzo è l’unico modello preparatorio di grandi dimensioni per una scultura, autografo di Michelangelo, giunto fino a noi. E’ il progetto per una statua per la Sagrestia Nuova, dove l’artista lavorò dal 1521 al 1534, anno in cui lasciò interrotta l’impresa al momento della sua partenza definitiva per Roma.
Michelangelo aveva previsto di inserire sul pavimento della Sagrestia Nuova, sotto le tombe dei duchi Giuliano e Lorenzo dei Medici, quattro statue, raffiguranti divinità fluviali. L’opera in cui il Dio fluviale della Casa Buonarroti è il modello avrebbe dovuto essere collocata ai piedi della tomba di Lorenzo dei Medici, sulla sinistra; il foglio che contiene il progetto per il compagno di destra si conserva al British Museum. Un passo dei “Marmi” di Anton Francesco Doni – nel quale all’interlocutore che chiede: “Che stupende bozze di terra son queste qui basse?”, l’accademico fiorentino risponde: “Havevano a esser due figuroni di marmo che Michelagnolo voleva fare” – permette di dedurre che i due grandi modelli si trovavano ancora, intorno alla metà del secolo, sul pavimento della cappella.
Assai raramente Michelangelo fece ricorso a modelli di grandi dimensioni per le sue sculture; in questo caso si sa che fu Clemente VII, il papa committente, a richiedergli esplicitamente, per le statue della Sagrestia Nuova, modelli in grandezza naturale, la cui esecuzione poteva essere affidata, almeno in parte, ad altri. Ma queste personificazioni dei fiumi rimasero tuttavia allo stadio di progetto.
L’emozionante Dio fluviale della Casa Buonarroti, rappresentato come una figura semidistesa, testimonia ancora una volta l’interesse sempre presente in Michelangelo per la statuaria antica. Infatti, nel mondo classico le personificazioni dei fiumi corrispondevano a figure maschili giacenti. Del 1590 è la notizia di un primo restauro dell’opera che rimase per secoli di proprietà dell’Accademia del Disegno. Col passare del tempo si persero però le nozioni tanto della sua importanza, quanto della paternità michelangiolesca. Il merito della riscoperta e dell’attribuzione a Michelangelo (1906) spetta allo storico dell’arte Adolf Gottschewski e allo scultore Adolf Hildebrand.