Michelangelo Buonarroti
Due lottatori
1530 circa
terracotta chiara, altezza 41 cm
Casa Buonarroti, inv. 19
Nella raccolta dei bozzetti della Casa Buonarroti ha particolare spicco questa terracotta, la cui autografia michelangiolesca è accettata da gran parte degli studiosi. Il bozzetto si presenta nella forma attuale a seguito della ricomposizione di alcuni frammenti effettuata nel 1926, secondo il progetto di Johannes Wilde e per disposizione dell’allora soprintendente alle Gallerie Giovanni Poggi.
L’opera è stata spesso messa in rapporto con la commissione medicea per una grande scultura raffigurante Ercole e Caco, che doveva affiancare il David davanti a Palazzo Vecchio. Di questa tormentata commissione a Michelangelo si trovano tracce documentarie a partire dal 1506; ma nel 1525, quando si riprese a parlare concretamente del progetto, fu interpellato Baccio Bandinelli. Dopo la cacciata dei Medici, la Repubblica fiorentina diede di nuovo incarico a Michelangelo, nell’agosto del 1528, di scolpire le due figure, ma l’artista ben presto mutò soggetto, dando preferenza al tema Sansone e i filistei. Con la fine della Repubblica e il ritorno dei Medici, la commissione fu affidata definitivamente al Bandinelli, che terminò nel 1534 il suo gruppo colossale, raffigurante appunto Ercole e Caco.
Già nel 1928 Wilde aveva dimostrato l’impossibilità di collegare il bozzetto della Casa Buonarroti con la suddetta commissione: infatti le proporzioni della terracotta gli apparivano incompatibili con quelle del blocco di marmo che doveva essere usato per l’opera. Lo stesso Wilde proponeva invece un rapporto del bozzetto con la tomba di Giulio II, considerandolo uno studio per un gruppo allegorico che avrebbe dovuto fare da pendant alla Vittoria, scolpita probabilmente tra il 1527 e il 1530 e attualmente esposta nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio a Firenze.