Tra le collezioni che costituiscono il patrimonio della Casa Buonarroti, quella dei bozzetti michelangioleschi è non solo assai preziosa, ma anche difficile da esplorare.
Di queste dieci opere si ignora infatti l’originaria provenienza, giacché le antiche testimonianze non risalgono più indietro del 1664, quando Filippo Baldinucci donava a Leonardo Buonarroti un “modello”, a suo credere di mano di Michelangelo.
Vent’anni dopo, un inventario dei beni della Casa Buonarroti segnalava la presenza di alcuni bozzetti dell’artista nella Camera della Notte e del Dì, all’interno dello “Scrittoio” di Michelangelo Buonarroti il Giovane. La memoria della loro esistenza andò probabilmente perduta con la morte di un altro Leonardo Buonarroti, proprietario della Casa dal 1733 al 1799, tanto che in un inventario di fine Settecento non si fa cenno dell’esistenza del piccolo scrittoio, scambiato per un armadio.
Si dovette a Rosina Vendramin, moglie dell’ultimo Buonarroti, Cosimo, il ritrovamento dei bozzetti, avvenuto all’incirca a metà del secolo XIX.
Oggi, i dieci pezzi costituiscono il nucleo più cospicuo al mondo di sculture di piccole dimensioni attribuite a Michelangelo e alla sua cerchia. Realizzati con tecniche e materiali diversi – cera, terracotta, legno, gesso – questi bozzetti accompagnano la carriera dell’artista dalla giovinezza all’estrema vecchiaia, sia con opere originali che con derivazioni. Non mancano tra essi autentici capolavori, molto apprezzati dalla critica specializzata, come i Due lottatori o il piccolo Crocifisso ligneo, intensa opera della vecchiaia del Maestro.
Questa sala è stata allestita con il contributo generoso e determinante dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, e col sostegno della Regione Toscana e della Provincia di Firenze