La raccolta della famiglia Buonarroti era a questo punto la più cospicua collezione di fogli michelangioleschi del mondo; e tale rimane tuttora, con i suoi più che duecento pezzi, nonostante i gravi assalti subiti: impoverita, alla fine del Settecento, da una prima vendita che, ormai esule in Corsica, il rivoluzionario Filippo Buonarroti fece al pittore e collezionista francese Jean Baptiste Wicar, nell’ottobre del 1858 subì un’altra notevole riduzione, per i fogli venduti al British Museum dal cavalier Michelangelo Buonarroti. Pochi mesi prima era morto Cosimo Buonarroti, ultimo erede diretto della famiglia, e perciò proprietario anche della parte più consistente delle carte michelangiolesche, compresi i disegni, che lasciò per testamento al godimento pubblico, insieme al palazzo di Via Ghibellina e agli oggetti in esso contenuti.
A partire dal 1859, nella Casa Buonarroti divenuta museo, i preziosi disegni rimasero per lunghi anni esposti in cornici e bacheche: e bisognò giungere al 1960 perché potessero essere sottratti a una così irrazionale custodia. Ricoverati al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi e ivi restaurati, i disegni ritornarono alla Casa Buonarroti solo nel 1975. Attualmente, l’esposizione a rotazione dei preziosi fogli si svolge all’interno del Museo in osservanza della normativa di conservazione più aggiornata.
Il significato della Casa Buonarroti non si esaurisce però nella celebrazione di una figura eccezionale come quella di Michelangelo, anche se su di lui possiede ed espone opere e documentazioni rese più ricche dai doni che si sono aggiunti al patrimonio familiare e da pezzi concessi in deposito da musei fiorentini. Tra questi due famose opere michelangiolesche, il Modello ligneo per la facciata di San Lorenzo e l’emozionante Dio fluviale, grande modello preparatorio per una statua mai realizzata per la Sagrestia Nuova; e i due Noli me tangere cinquecenteschi, derivati da un cartone perduto dell’artista.
L’idea della creazione di un fastoso edificio a gloria della famiglia e soprattutto del grande avo risale al già citato Michelangelo Buonarroti il Giovane, eminente figura di letterato e di organizzatore di cultura che, a partire dal 1612, per circa trent’anni fece lavorare all’interno del palazzo, e in special modo nella “Galleria” e nelle tre sale successive, i maggiori artisti allora operosi a Firenze, dall’Empoli al Passignano, da Artemisia Gentileschi a Pietro da Cortona, da Giovanni da San Giovanni a Francesco Furini e al giovane Jacopo Vignali. In queste sontuose sale Michelangelo il Giovane collocò i pezzi più preziosi della sua raccolta, molti dei quali fanno ancora parte del percorso museale: tra questi, la predella lignea con Storie di San Nicola, capolavoro di Giovanni di Francesco, seguace di Domenico Veneziano.
Casa Buonarroti e la ricerca
Nella vita di una istituzione che ha come scopo precipuo la ricerca, non è infine da dimenticare la scadenza annuale con cui si svolgono all’interno del Museo mostre su temi riguardanti il patrimonio culturale, artistico e di memorie della Casa Buonarroti, oltre che Michelangelo e il suo tempo: esposizioni che ormai da molti anni si sono guadagnate fama internazionale, oltre che per la preziosità dei prestiti e per l’originalità delle tematiche affrontate, anche per la validità scientifica dei cataloghi che le accompagnano.